Percezioni, sensazioni, emozioni

Intimamente e strettamente mescolate con la nostra vita psichica e corporea, le emozioni influenzano la nostra percezione del mondo. Sono esse che ci fanno vedere la vita tinta di rosa o di nero.
Reazione affettiva improvvisa, l’emozione (dal latino ex movere, muovere verso l’esterno) è movimento, movimento di energia. Tutte le emozioni provocano un brusco cambiamento nel nostro corpo, nella nostra chimica interna. L’organismo riceve improvvisamente una quantità imprevista di energia e di informazioni e reagisce mobilizzando l’insieme delle sue strutture nervose ed endocrine in una reazione di allarme. Il sistema nervoso, che agisce attraverso la componente simpatica e parasimpatica in una sorta di oscillazione armoniosa, come lo yin e lo yang, fa risuonare su tutto il corpo le emozioni che l’ambiente ha suscitato. E’ allora che  le manifestazioni affettive e corporee si manifestano: caldo, freddo, tremori, ecc., che tutti noi conosciamo bene. Ci sono delle emozioni che cessano, o sembrano cessare, quando cessa lo stimolo che le ha provocate. Altre che si affievoliscono progressivamente. Ve ne sono che perdurano o vengono periodicamente riattivate attraverso oggetti o rappresentazioni (consce o inconsce).
Difronte al turbamento emotivo, ognuno ha una strategia esistenziale che mette in opera dei propri metodi di adattamento e di difesa, psichici e fisici. Tra questi ultimi, alcuni sono conosciuti da tutti: trattenere il respiro, le lacrime o la rabbia, stringere i denti, contrarre i masseteri, chiudere i pugni, bloccare il diaframma, inarcare il dorso, irrigidire il collo, ecc. Tutti questi meccanismi di difesa concorrono a quello che Wilhelm Reich chiamò “il corazzamento o la corazza dell’organismo”. Non potendo, nella nostra società odierna agire o fuggire, il più delle volte noi reprimiamo. L’energia che non viene utilizzata in un’azione ristagna; essa può diventare fonte di malattia.
Ammorbidire la corazza, idea cara a Reich, si ritrova anche presso i maestri taoisti, i quali hanno da sempre insistito sul fatto di mantenere la flessibilità e la fluidità tanto nello spirito che nel corpo. Per ottenere ciò hanno da sempre proposto diverse tecniche di meditazione, di visualizzazioni interne e di movimento (Qi Gong, Tai chi chuan, Suoni terapeutici). Reich ci ha parlato di corazza caratteriale e muscolare e di poterla ammorbidire tramite dei trattamenti specifici. Fu l’espressione delle emozioni o la sua totale assenza nei suoi pazienti durante le sedute di psicanalisi, che lo portarono a modificare la tecnica freudiana nell’analisi del carattere fino ad arrivare ad un intervento diretto sul corpo del paziente (vegetoterapia). Reich insisterà sempre sull’importanza di ottenere una liberazione completa delle emozioni trattenute attraverso la corazza caratteriale e muscolare.
Le emozioni per Reich esprimono uno stato di movimento dell’organismo che possiede un significato , un senso, in rapporto a me stesso e al mondo circostante. Vi sono quindi dei movimenti di espansione e dei movimenti di ritrazione. Così, la paura e la tristezza producono una contrazione dell’essere, la collera associa contrazione ed espansione improvvisa (esplosione), la gioia e l’amore provocano una espansione, un desiderio di appartenenza, un desiderio di contatto.
A differenza dei neurofisiologi moderni, i medici di medicina tradizionale cinese, così come gli antichi greci, non assegnano un ruolo preponderante al cervello nella regolazione delle emozioni, ma ai principali organi. Un’emozione può essere gradevole o spiacevole ma, contrariamente a ciò che si dice spesso, non esistono emozioni positive o negative. Tutte le emozioni sono risposte agli stimoli che la vita ci offre. L’esistenza, come presenza nel mondo, non è per prima cosa intelletualizzazione. Non è innanzitutto suddivisione razionale della realtà, ma è prima di tutto, percezione, sensazione, emozione, vibrazione, contatto. Essa è una forma di pulsazione che corrisponde ai movimenti alternati di avvicinamento e di arretramento, di espansione e di ritiro, di apertura e chiusura. Questi movimenti, differenti per struttura ma non per natura, testimoniano l’unità del vivente. Unità che si sta esaurendo nel nostro mondo di acculturati poiché siamo sempre più de-naturati, distaccati dalla natura e ci conviene invece ristabilire questa unità per conservare l’equilibrio e la salute. 
Liberamente tradotto da un articolo francese




                                                Due Nudibranco
    

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