Nutrire il corpo per svegliare lo spirito o nutrire lo spirito per svegliare il corpo?

Nutrire il corpo per svegliare lo spirito o nutrire lo spirito per svegliare il corpo?.

In Occidente, il corpo e lo spirito sono separati, distinti, scissi. Lo spirito viene messo al di sopra del corpo secondo una scala di valore. Il corpo appartiene alla parte animale, lo spirito alla parte divina; è più nobile coltivare lo spirito che il corpo. Eppure, se si guarda l’etimologia della parola “spirito”, si tratta di “soffio”.
Che lo si consideri come respirazione o come la pulsazione della vita in noi stessi, il soffio è profondamente fisiologico e corporeo. 
Peraltro, la visione taoista, non distingue il corpo dallo spirito, ma li riunisce come i due aspetti yin/yang di una stessa realtà: la persona, che non può essere divisa. Si comprende allora che corpo e spirito si uniscono in una dinamica vitale e che è necessario, per svegliare lo spirito, coltivare il corpo.




E in cosa consiste ciò?. Nel conoscersi ed amarsi. Direi dunque che si tratta, per iniziare, di benevolenza. Poiché è nel corpo che si manifesta il sacro, la Vita. Secondo i principi dello Yangsheng (Arte di nutrire la vita), coltivare il corpo è come coltivare la terra: prendersene cura, lavorarla, affinché possa donare i frutti migliori. Non si tratta di sfruttare il corpo, ma nemmeno di svalutarlo, poiché non sollecitando sufficientemente  la nostra fisiologia, il suo potenziale decresce.
Quando pratichiamo un’arte energetica, è la qualità della nostra attenzione che ci permette di sentire ciò che accade, ciò che scorre o non scorre e di accogliere le nostre sensazioni.
Questo ascolto sveglia i nostri sensi, la consapevolezza di noi stessi.

Prima parte. Tradotto da uno scritto di Arnaud Mattlinger

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